Oggi parleremo (molto brevemente, perché l’argomento richiederebbe un’analisi più approfondita, che magari posterò più in là…) di…. TOBIN TAX!!!
Innanzitutto vediamo cosa è questa nuova tassa, varata dal Governo Monti con la Legge di stabilità 2013 (pubblicata in Gazzetta ufficiale Legge 24.12.2012 n° 228 , G.U. 29.12.2012)…
“La Tobin tax, dal nome del premio Nobel per l’economia James Tobin, che la propose nel 1972, è una tassa che prevede di colpire tutte le transazioni sui mercati valutari per stabilizzarli (penalizzando le speculazioni valutarie a breve termine, ai quei tempi non esistevano gli strumenti derivati), e contemporaneamente per procurare entrate da destinare alla comunità internazionale.
L’aliquota proposta sarebbe tra lo 0,05% e l’1%. I suoi sostenitori affermano che ad un tasso dello 0,1% la tassa Tobin garantirebbe ogni anno all’incirca 166 miliardi di dollari, il doppio della somma annuale necessaria per sradicare dal mondo la povertà estrema. I suoi detrattori sostengono che la cifra realmente incassata sarebbe molto minore visto che il grosso delle transazioni finanziarie sono fatte per lucrare sulle micro variazioni dei prezzi e sarebbero insostenibili con la tassa. Si cita l’esempio del tentativo svedese[1]effettuato nel 1984 di applicazione di una tassa simile che portò ad incassi inferiori del 75% di quanto preventivato a causa della diminuzione del numero di transazioni. La Svezia cancellò la tassa nel 1992.
Nel 1972, poco dopo lo scandalo Watergate in cui rimase invischiata l’amministrazione Nixon, e poco dopo che Nixon aveva ritirato gli Stati Uniti dal sistema di Bretton Woods, Tobin suggerì un nuovo sistema per la stabilità valutaria internazionale, e propose che tale sistema includesse una tassa internazionale sulle transazioni in valuta straniera. Tobin ricevette in seguito il Premio Nobel per l’economia nel 1981, e il suo nome rimase legato per sempre a questa proposta, che rimase dormiente per più di 20 anni. Nel 1997Ignacio Ramonet, redattore di Le Monde diplomatique, rinnovò il dibattito attorno alla Tobin tax con l’editoriale “Disarmare i mercati”. Ramonet propose di creare un’associazione per l’introduzione di questa tassa, che venne chiamata ATTAC (Associazione per la Tassazione delle Transazioni finanziarie per l’Aiuto dei Cittadini).”
(fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Tobin_tax)
A prescindere da ogni giudizio etico o economico di questa tassa, è abbastanza palese dalle prime stime effettuate dalla stampa economica (e che questa volta prenderemo per buone, perché sembrano esserlo) che tale tassa non avrà un grande impatto dal lato delle Entrate… E, inoltre, potrebbe avere un impatto notevole (in negativo) sugli scambi di borsa (vedi: Effetto Tobin Tax: a rischio in borsa il 30% degli scambi).
La Tobin Tax si unirà anche alla nuova imposta di bollo sui conti titoli dei risparmiatori, creando, senza dubbio, un effetto recessivo sull’operatività di borsa dei risparmiatori (sempre i “piccoli” però, ricorda! Perché i “grandi” già si sono attrezzati da tempo, o lo faranno prima del tempo…).
E per ultimo, facciamo un esempio.
Un risparmiatore che voglia acquistare 1.000 azioni FIAT (che rientrano nella Tobin Tax, perché hanno capitalizzazione > 500 mln, e sono negoziate alla Borsa di Milano), al prezzo di € 4,42, e che non abbia una operatività intraday (cioè che acquista, rivende e specula nella stessa giornata borsistica) pagherà:
Tobin Tax: 5,304 €
Commissioni: 8,84 €
Imposta Bollo marginale: 34,20 €
Imposta Bollo titoli: 34,20
TOTALE: 82,544 € (che equivale ad un rendimento di break even dello 1,87% circa!!!)
Ci conviene allora comprare azioni in Italia, di società italiane?